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Torino... 3 ore 56 minuti 37 secondi

Il racconto di Caio sulla sua Maratona non ha bisogno di altre parole se non delle sue.

"Bello prendere per mano un sogno e accompagnarlo per tutta la sua vita. Vederlo nascere, crescere e cambiare. Vedere come con il passare del tempo diventi sempre più qualcosa di vero: da toccare, da seguire, da raggiungere. Sognavo di correre una maratona sotto le quattro ore. Sognavo un traguardo e un cronometro. Per troppo tempo quel sogno è rimasto lì: miraggio lontano, irraggiungibile. Troppa gente, gente che correva, mi liquidava con un semplice “Eh...correrla sotto le quattro ore non è mica uno scherzo...”. Miraggio, lontano, irraggiungibile. Poi succede che un giorno cambia tutto, che ti metti a correre e che non ti fermi più. E quel sogno lasciato chissà dove salta fuori di nuovo e ti torna in mano, come quando apri un cassetto per caso e trovi qualcosa che credevi di avere perso. Qualcosa a cui tenevi molto. Lo tocchi, lo annusi. E’ di nuovo tuo."

"Correre una maratona sotto le quattro ore. Ed ecco che il sogno cambia forma e cambia pure nome: si chiamava sogno, ora si chiama obiettivo. Sacrifici e rinunce, l’incontro con una persona che corre forte come tu non correrai mai, che invece di sorridere davanti al tuo sogno dice “Vuoi fare quel tempo? Mettiti a correre, si fa così”. Grazie, Dario. Corse e allenamenti diventano parte della tua vita e non solo, della vita di chi ti circonda e di chi ti vuole bene. Chi l’ha detto che la corsa è uno sport individuale? No, no: non esiste un altro sport in cui il concetto di gruppo e di squadra sia più forte. Si corre da soli, ma attorno c’è un mondo che corre con te. Grazie, Francesca. Corse e allenamenti. Levatacce. Pioggia e neve. Dolori e paure. Massaggi. Coccole. Accorgersi di quanto il corpo umano sia una macchina meravigliosa, sentirsi ogni giorno diversi, volare. Quel sogno adesso è lì da toccare. Correre una maratona sotto le quattro ore, anzi: correre La Maratona. Sì, andiamo a New York e andiamoci insieme: con i due amici con i quali hai condiviso ogni passo. Grazie Mario e Lucio. Sentirsi bene, avvertire la tensione e la paura giuste: quelle che arrivano quando sai di essere pronto, e che un eventuale fallimento non ammetterà scuse. In volo verso New York, la notizia della cancellazione e la rabbia e sì: anche le lacrime. Quei tre giorni surreali, quella corsa meravigliosa in Central Park in mezzo a migliaia di delusi col sorriso, Lucio che trascina tutti alzandosi all’alba di lunedì per fiondarsi all’Apple Store e iscriversi alla maratona di Torino. Non avevo voglia di correre, a Torino. Una settimana senza allenamenti e quella successiva con allenamenti brutti: la forma andata a farsi fottere, la paura di crollare. Poi succede che Dario ti gira il suo pettorale, che Lucio e Mario dicono che ci saranno. Succede che si va. La corsa si racconta in poche righe. Andiamo piano che ho i battiti alti. Lo so, lo so cazzo che dopo i trenta arriveranno i crampi. Aumentiamo un po? No. Siamo al trentesimo, basta farne altri cinque e poi è fatta perché poi corre il cuore. Siamo al trentacinque e non è fatta per un cazzo. Conto alla rovescia, tocco la foto sulla schiena, sorrido per convincermi che sto da Dio. Un amico mi grida che manca un chilometro e corre qualche metro con me spingendo il passeggino: grazie Luca. Gli applausi: che non saranno quelli di Central Park ma vanno bene lo stesso. Il traguardo: che non sarà quello di Central Park ma è meraviglioso lo stesso. Il cronometro, che si ferma dove sognavi. Il tuo corpo ti maledice, il tuo cuore stanco ti ringrazia. I cinque secondi in cui realizzi di aver raggiunto un sogno che rincorrevi da una vita sono poesia, poi è già ora di trovare un sogno nuovo. Due abbracci. Una telefonata. La domanda che qualcuno da anni aspettava che tu gli facessi e che solo ora, solo dopo questa corsa, tu trovi la forza di fare. Qualche lacrima, esattamente come ti saresti aspettato ed esattamente quando te l’aspettavi, perché la forza per emozionarsi non deve mancare nemmeno dopo aver corso una maratona in quattro ore.

42195. Un numero che non è solo un numero, ma è un modo di vivere diverso dagli altri. E per quanto mi riguarda più bello, e vero. E adesso, davvero, chi si ferma più?"