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Corsa dei Mulini (Liscate)

E' un periodo difficile. Sarà per il caldo, il mal di schiena, i continui fastidi che mi porto dietro ormai da un po' di settimane. Sarà anche l'accumularsi di tutto il lavoro fatto in questa prima parte di anno. Il fisico prima o poi ha bisogno di rifiatare. Di riprendersi. Di riposare. Che non vuol dire non correre, ma solo farlo in maniera diversa. Ma devo tenere duro ancora qualche settimana, c'è la Monza-Resegone alle porte e non sarà proprio una passeggiata. Trovare la giusta via di mezzo per non peggiorare la situazione e allo stesso tempo il modo di scaricare. In più il caldo dell'ultima settimana non ha certo aiutato. Giovedì, lungo il Naviglio, ad un certo punto, avevo quasi pensato di fare il ritorno nuotando. Qualche piccolo trucco o scappatoia. Come correre al mattino presto, nei momenti più freschi della giornata. E correre un po' più piano, unendo l'utile al dilettevole. E visto che in programma per il week-end sia io che Chiara (che con Franco saremo team Corro Ergo Sum alla Monza-Resegone, nda) avevamo un lungo da trenta, abbiamo escogitato il modo migliore per soffrire il meno possibile. Acciacchi permettendo.

La Corsa dei Mulini organizzata dai Dromas di Liscate ha sempre avuto come caratteristica peculiare il gran caldo. D'altronde siamo a giugno. Anche se i percorsi degli ultimi anni sono stati cambiati a causa dei lavori per la Teem, rimane però sempre una tapasciata da correre completamente in mezzo ai campi della bassa milanese. Per lo più sentieri sterrati o strade di campagna poco trafficate. Poca ombra, poca acqua. Pensare di partire alle 8:30 del mattino e continuare, magari unendo più percorsi, fino a quasi le 11:00 ci è sembrata una scelta più masochistica che altro. Per cui l'idea che mi è venuta quasi naturale è stata quella di provare a raggiungere la tapasciata correndo direttamente da casa partendo presto e completare l'allenamento previsto con un unico giro organizzato. E così abbiamo fatto.

Lento un po' più lento per me, visto che il passo è stato fatto da Chiara, che però ha dovuto mantenere un ritmo leggermente più alto rispetto a quello che avrebbe fatto da sola. Ma allo stesso tempo un buon allenamento di andatura anche in vista proprio della Monza-Resegone. Siamo partiti poco dopo le 7:15 da Gessate mentre il cielo sembrava volerci dire che sarebbe potuta essere una mattinata quasi piacevole. In lontananza un grosso ammasso nuvoloso rombande di tuoni. Il tutto poi ridottosi al nullla più assoluto. La prima parte prevedeva semplicemente di seguire le piste ciclabili dei vari paesi fino a Liscate. Gessate, Bellinzago, Pozzuolo Martesana, Melzo. Peccato che le piste si interrompano nel nulla, soprattutto tra un paese e l'altro, esattamente nei tratti in cui sarebbe più logico ed utile averne, e riprendano a caso da qualche altra parte. MA fortunatamente il traffico della domenica mattina presto permette di correre un po' più in sicurezza. Temperatura buona, anche se il sole, ormai già alto, scalda subito appena si discosta dalle nuvole. 

Un po' appaiati, un po' affiancati, siamo scesi verso la strada che solitamente percorro quando mi trovo in zona Melzo. Ritmo stabile intorno ai 4' 50". Un lento che in altri momenti mi sarebbe sembrato insostenibile ma che in questi giorni invece è quello che le gambe necessitano. E in questi casi è meglio assecondarle. Secondo i calcoli saremmo dovuti arrivare alla partenza della tapasciata nel giro di un'oretta abbondante. Infatti sopo esattamente 14 Km e 1h 07' ci siamo ritrovati al gazebo bianco del Mulino Vecchio. Il tempo di una sosta per rinfrescarci e siamo ripartiti, quando ormai tutti erano già lungo i tre percorsi organizzati.

Era dal 2011 che non correvo tra i mulini, anche se già allora di mulini in giro non se ne vedavano poi molti. La strada ha preso subito direzione verso le campagne intorno a Comazzo, dovendo però oltrepassare tutte le nuove vie dell'alta velocità su quattroruote. Non nego che stessi già facendo fatica. Tanta. E ascoltando anche il respiro affannato di Chiara non credo che a lei andasse meglio. Lungo tutto il tratto di andata abbiamo incrociato tutti quelli partiti prima di noi che ritornavano verso la partenza/arrivo per la nostra stessa strada ma in senso opposto. L'unico vero tratto in campagna è stato quello tra il sesto (20) e il decimo (24) chilometro quando siamo scesi lungo i sentieri sterrati che portano alla Muzza, risalendo fino a Lavagna, ritornando poi nuovamente verso Liscate. Unico tratto sterrato, ma anche più bello. Lasciati i campi abbiamo seguito per due chilometri il corso del canale lungo la riva sinistra, stretti tra gli alberi che lo costeggiano e il sentiero appena abbozzato. Tanto caldo. Afa, sole e poca aria. Ma un paesaggio incantevole. L'acqua blu scura e abbondante, il cielo azzurro e caldo, l'erba ormai gialla e già bruciacchiata per l'arsura, cerspugli e alberi ricolmi invece di foglie verdi. Il piccolo coniglio che si è fermato sul sentiero scappando poco prima del nostro arrivo è stata solo la ciliegina sulla torta in quell'angolo diverso (disperso). Piccole distrazioni dalla fatica, che con i chilometri non ha fatto altro che aumentare. E se la schiena è sembrata non darmi troppi problemi, lo stesso non l'ho potuto dire per l'inguine che dopo qualche settimana è ritornato a farsi sentire.

Tornando verso Liscate ho iniziato a conteggiare i chilometri che mancavano alla fine del nostro lungo e quando ci siamo ritrovati all'ultimo bivio che ci avrebbe ributtati in campagna ho chiesto a Chiara cosa preferisse fare. Mi era sembrato abbastanza palese che anche per lei la fatica cominciasse a farsi sentire in maniera pesante. Abbiamo optato per il ritorno diretto su asfalto riattraversando il paese saltando gli ultimi chilometri (sei) di sterrato che sarebbero diventati troppi. 29 Km (uno in meno di quelli previsti) in 2h 20' 18". Ma decisamente sufficienti. Fatica ma anche tante indicazioni ultili in vista della salita al Resegone. Bisogna dosare le forze, sia fisiche che mentali. Poi ci sarà tempo per rilassarsi.