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DeeJay Ten Milano

Alla fine è stata una festa. Una grande festa. Una festa per i venticinquemila che sono letteralmente scesi in piazza del Duomo ed hanno corso lungo le strade del centro di una Milano bellissima. Viali deserti dalle auto, affascinanti palazzi in stile liberty tra i quali hanno echeggiato i passi, sorrisi dispersi ad ogni angolo e solo tanta voglia di correre e stare insieme. Ma una festa anche per me.

Dopo le brevi fatiche settimanali, avevo qualche dubbio sulla mia tenuta. Dubbi su quanto correre, dubbi su come correre. Alla fine, dopo tanto troppo tempo, mi sono unito a Zio, Mario (Ruggiu), Giulio e Massimo (Ambrosini) salutando Chiara appena prima della partenza. Ho corso con loro, con la spensieratezza di godermi la mattinata, le strade di Milano, la voglia di tornare a correre. E tutto è stato pefetto.

Non correvo la DeeJay Ten dal 2012. E anche allora era stato il polpaccio a fermarmi per più di un mese. Ma il sinistro. Allora avevo accompagnato Chiara alla ricerca del suo pb. Questa volta è stato diverso. Diversa da qualsiasi altra DeeJay Ten. Ho sempre corso la 10 Km competitiva, cercando di fare il meglio possibile in ogni occasione. Mai sprecarle. Avevo corso quando ancora si correva a San Siro. Ho poi corso quando la gara è stata spostata per la prima volta in centro, partendo e arrivando all'Arco della Pace. Ed avevo ricorso quando tutto era stato rispostato davanti al Castello Sforzesco. Sempre tante novità. Sempre qualche nuovo problema. Sempre più persone. E piano piano, come tanti altri, mi sono allontanato dalla DeeJay Ten per qualche anno avendo obiettivi difficilmente raggiungibili quando la calca è troppa. Senza critiche, ma con un po' di malinconia. E devo dire che questa volta la scelta di Linus & Co, di correre solo per divertirsi, è stata davvero la scelta giusta. Chi ha voglia di correre per il cronometro ha comunque altre occasioni. Non è obbligato ad esserci. Come non mi sono mai sentito obbligato io negli ultimi anni. Ma non esserci, avrebbe voluto anche dire perdere un'occasione. L'occasione di una corsa diversa, ma altrettanto bella.

E' vero il detto non tutto il male vien per nuocere. Perchè se non avessi avuto il problema al polpaccio ieri non mi sarei ritrovato a Milano. E non mi sarei potuto godere quel passaggio magnifico che mi ha tanto ricordato la prima parte della Maratona di Milano. Quella che ormai sarà la mia nuova maratona. Non mi sarei neanche potuto ritrovare a correre con qualche amico, solo con il pensiero di correre. E non avrei nemmeno respirato quell'aria di sport che tanto manca in molte gare. E' stata come una boccata di ossigeno. L'unico aggettivo che mi viene da usare è bello. E' stato bello. Ai tanti che ne parlano male e trovano sempre occasione per criticare direi solo di non pensare a quello che fanno gli altri. Noi ieri ci siamo divertiti. Abbiamo corso. E tanti hanno anche corso bene. Mi sono divertito a correre aiutando qualcun altro. A tenere il ritmo, a fare il passo, a controllare che tutto andasse bene. Per qualcun altro potrebbe essere invece stata l'occasione per trovare il coraggio di provarci. Mettere per la prima volta le scarpe da corsa e scendere in strada con un pettorale. O il coraggio di dire che la prossima volta sarà una gara vera, di quelle col cronometro che bisogna fermare il prima possibile. Se ci sono state venticinquemila persone (più le richieste non esaudite, nda) un po' di merito a questa corsa (e a Linus) bisogna darlo. Il mondo del running (che una volta si chiamava corsa) sta cambiando e forse bisognerebbe avere il coraggio di accettarlo.

Il percorso poi non ha eguali. Provare per credere. Tutte le strade completamente bloccate, non una macchina, non un problema (sia chiaro, sto parlando della mia esperienza, nda). Duomo, Corso Venezia, Palestro, Via Manzoni, Montenapoleone, la Scala, Castello Sforzesco, Cadorna, Buonarroti e il ritorno verso Sempione. Una Milano che si racconta, tra sanpietrini, ciottolato e i binari del tram. Vicoli e viali che hanno raccolto una fiumana di maglie gialle fosforescenti. E le note della Radio che hanno accompagnato tutto il percorso. Tanta spensieratezza che non mi ha lasciato nemmeno il tempo di pensare a come stessero le gambe. Forse è stato questo il regalo più grande. 41' 53" accompagnando chi stava cercando la sua migliore performance, forse per la prima volta. Di una cosa sono assolutamente sicuro. Ho avuto la conferma che correre, con gli altri, per gli altri, è bello. Mi piace correre. E non ci posso fare niente.