Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Ripetuta iuvant

Se le cose ripetute aiutano (ripetita iuvant, cit.) sicuramente lo fanno anche le ripetute, intese in senso sportivo più stretto. Da qualche parte si deve pur ricominciare e anche se la settimana (e la giornata) non mi è sembrata la più adatta per riprendere i lavori di qualità, non ho cercato scuse per rimandare quello che mi serve adesso per andare più forte domani.

Se l'estate (quella vera, calda) è arrivata, non resta che accettarlo e adattarsi. Dopotutto ognuno ha il proprio termometro interno ed è inutile ripetere il solito elenco di consigli per correre. C'è chi preferisce correre al mattino presto per avere qualche grado in meno, c'è chi diminuisce il numero delle uscite e chi la loro lunghezza, c'è chi si rifugia al fresco delle montagne o a quello dell'aria condizionata in palestra. C'è chi semplicemente si regola ascoltandosi. Ed è quello che piace fare a me. Anche perchè è un esercizio utile, non solo nei momenti in cui il clima diventa nemico (caldo o freddo che sia). Imparare a conoscersi e saper reagire nei momenti in cui la situazione diventa più estrema. Che sia estate o che sia inverno. O magari solo momenti diversi di una stessa corsa (basta pensare alla gestione che si deve avere per un ultratrail con diversi metri di dislivello).

Non che cercare il modo di facilitarsi il lavoro sia inutile, anzi. Ma non è sempre è possibile farlo. A quel punto meglio fare di necessità virtù. Proprio per questo, l'altra mattina, pur essendo il primo vero giorno di caldo, non ho rinunciato alla prima dose di ripetute brevi decise dal prof. Massini. Per riprendere la forma si deve passare anche da quello ed è improponibile provare ad aspettare quando il clima sarà più amico. Quel che semplicemente mi sono detto è stato corri.

Con il caldo, necessariamente, la prestazione non può essere quella sperata e cercata in altri periodi dell'anno. Ma non vuol dire che l'allenamento non serva e non funzioni in maniera uguale. Anzi. Da un certo punto di vista è anche più allenante. Magari si perde in parte l'allenamento muscolare, ma sicuramente si lavora maggiormente sulla capacità di resistere alla fatica. La famosa resilienza. Per cui ho semplicemente iniziato a correre, aspettando che fossero gli eventi a dirmi come reagire.

Prima volta in pista a Gorizia, a quanto pare l'unica a disposizione nell'arco di chilometri. E nonostante l'orario ancora mattiniero, un buon numero di atleti a farmi compagnia. Tutti scrupolosamente sloveni e a petto nudo. Vista la giornata mi sono adattato anche io. Soprattutto nei primi giri, quelli dove il caldo incide meno, ho cercato di correre più a sensazione che ho potuto, senza dar troppo peso al cronometro. Ma nonostante tutto estremamente in linea col ritmo da impostare. Devo sinceramente anche dire che Fulvio è stato più che buono in queste prime sessioni di avvicinamento alla qualità, forse tenendo anche già in considerazione che il caldo sarebbe potuto essere eccessivo visto il periodo. 10x400 in 44' con recupero di 1' 30" (circa trecento metri). Bene le prime e poi piano piano la velocità, sia in fase di spinta che in quella di recupero, è andata scemando. Naturale. Però le sensazioni sono state buone. Ho fatto più fatica nel count-down che mi ha portato verso la fine dell'allenamento, che correndo i duecento metri. Anzi, forse la parte più ostica è stata quella di recupero, in cui il sole alto sopra la testa ha dato davvero fastidio. Credo che il cappellino in certi giorni potrebbe essere un ottimo aiuto.

Cosa che ho sfruttato in maniera più che piacevole il giorno precedente in quello che sarebbe dovuto essere un medio-progressivo. Dovendo accompagnare Chiara e Tommaso in spiaggia verso sera, li ho raggiunti correndo, provando quella che è stata in qualche edizione passata, uno dei tratti della Maratona di Trieste, da Monfalcone a Sistiana. Improponibile, secondo il mio parere, in una quarantadue chilometri. Per metà strada ho sofferto un po' di caldo mentre ho corso lungo la statale in senso contrario alle auto che tornavano verso casa dopo il lavoro. Ma appena iniziati i tornanti in salita è stata un'agonia. Alla stanchezza dovuta agli allenamenti della settimana si sono aggiunti fatica e sofferenza per il dislivello e il caldo. Appena arrivato in spiaggia avrei voluto buttarmi in acqua senza nemmeno togliere le scarpe. Ma tutto sudore che spero diventi carburante per le prossime settimane.

Quello che invece non mi è piaciuto è stato il fastidio che improvvisamente ieri mi è tornato dove era comparsa la periostite nelle settimane pre-maratona. La causa è semplice. Affaticamento dopo le corse della settimana. Me ne sono accorto subito. Caviglia e polpaccio che non lavorano bene e peso che cade tutto sul tibiale, che alla lunga si infiamma. Al di là dell'allarme, la cosa che mi dispiacerebbe è non riuscire a correre il minitrail sul Carso in programma per domani mattina. Oltretutto con le temperature che dovrebbero abbassarsi di una decina gradi. Un loop infinito dal quale fatico ad uscire. Riposo, allenamento, infortunio. Anche questa, a modo suo, una ripetuta.