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Lungo in Martesana. Ora quale scarpa?

E' bello vedere i risultati strada facendo. Soprattutto quando il momento si fa difficile e più delicato. Cambiare in corsa ascoltando le sensazioni, imparando (ancora) a conoscersi ed a gestirsi. Forse è questa la parte più rischiosa di tutto. Ed anche quella che dà le più grandi soddisfazioni. 24 Km di lungo in progressione a ritmo maratona seguendo il Naviglio insieme a Franco. Cose da Corro Ergo Sum Runners. Un bell'allenamento, che temevo e che ho dovuto rimandare di qualche giorno. Ma che in due è risultato molto più facile.

Visto che la cosa importante è il risultato finale (anche se intermedio) e quello l'ho raggiunto, direi che meglio non sarebbe potuta andare. Dopo il lungo alla We for Women Marathon, per tutta settimana mi sono portato dietro le conseguenze di alcune scelte sbagliate. Male inizialmente al tibiale anteriore destro e coinvolgimento successivamente anche del gemello. Una situazione che mi ha preoccupato non poco. Sono ricorso a un po' di fisioterapia, a qualche disinfiammatorio, ai massaggi, allo stretching cercando di non caricare troppo le parti più coinvolte. Perdere allenamenti in questo periodo potrebbe essere deleterio, visto le poche settimane di preparazione alla maratona, sia rimanenti che totali. Ma mentre il dolore al tibiale mi è sembrato passare poco alla volta, è aumentato, soprattutto dopo gli ultimi allenamenti, il fastidio al polpaccio. Un fastidio da contrattura. O semplicemente di muscolo contratto, senza una vera creazione di nodi. Quasi un affaticamento. Correre o non correre? Questo è stato il dilemma che mi ha accompagnato per tutto il week-end fiorentino. Fortunatamente Firenze è anche casa del prof. Massini che, con una rapida diagnosi è riuscito a tranquillizzarmi. Ed a consigliarmi.

Dato che mi ero riproposto di seguire alla lettera i suoi dettami per questa preparazione ho esattamente fatto quel che mi ha chiesto. Uno dei dubbi che mi erano venuti dopo il lungo di otto giorni fa era stato il possibile coinvolgimento nella nascita dei miei problemi a partire dalle scarpe. Usare le Saucony Triumph ISO 2 non mi era sembrata più cosa intelligente dopo l'arrivo. L'insorgenza del fastidio al tibiale era infatti cresciuto proprio in corsa. Ma si sa che le scarpe troppo nuove, a volte (con le nuove tecnologie sempre più di rado) possono creare qualche problema, soprattutto sulle lunghe distanze. Per scrupolo le ho portate a Fulvio. Appena viste, ha subito capito che probailmente erano state loro la causa principale dei miei problemi (consiglio da imparare: se possibile, evitare di sperimentare durante la preparazione della maratona). Non che siano scarpe da buttare. Semplicemente sono incompatibili con la mia corsa. Ed era facilmente deducibile anche solo guardandole. La parificazione interna dell'arco plantare, le ha rese più simili ad una scarpa anti-pronazione (leggera) che ad una neutra, cosa che è andata ad influire sul mio assetto di corsa (neutro) e causando l'infiammazione del tibiale (fortunatamente senza andare a colpire altre parti come la bandelletta). Tutto verificato con semplici esercizi di stabilità con e senza scarpe. Scoprire il possibile problema è stato d'aiuto. Come d'aiuto è stato anche il giorno di riposo in più per aiutare i muscoli a recuperare. L'allenamento di oggi è stato il risultato.

Scoprire poi, ieri sera, che Franco mi avrebbe accompagnato lungo il Naviglio è stato un sospiro di sollievo. Dividere in due le fatiche dell'allenamento è stato più semplice. Per antrambi. Come correre su strade conosciute e delineate e non all'interno del Parco delle Cascine o sul Lungo Arno. Sicuramente bello, ma mentalmente più difficile. Anche se la buona riuscita dei ventiquattro chilometri è sempre rimasta un punto interrogativo. Partire insieme chiacchierando, prendendo subito il ritmo già dal secondo chilometro, senza sentire nessun fastidio ai muscoli, è stata però una bella dose di fiducia. Diversamente dal solito abbiamo preso il Naviglio in direzione Milano, per evitare di finire sullo sterrato nei chilometri attorno al giro di boa. Vista la difficoltà del ritmo meglio prendere le dovute precauzioni. Ma anche per rivedere le strade lungo le quali lo scorso anno avevo praticamente preparato tutta la Milano Marathon. Corsi e ricorsi. Sempre lo scorso anno avevo anche diviso le fatiche dello stesso week-end proprio con Franco nel nostro primo lungo di coppia. Coincidenze? Coppia che sicuramente sarà anche alla partenza della Milano Marathon del prossimo 3 aprile in Corso Venezia. E se oggi è stata solo una prova, ne vedremo delle belle.

Prima parte di percorso fatta praticamente tutta parlando. Ma senza perdere il passo. Un po' a fatica, ma senza l'assillo di ritmo e chilometri a riempire la testa. E' questo il vantaggio di correre in due. La leggerezza della mente. Controllo cronometrico ad ogni chilometro per non rischiare di essere troppo veloci o troppo lenti, ma pensando ad altro. Ed è stato piacevole. E decisamente meno stressante e faticoso. In gara non sarà la stessa cosa, ma la gara è gara. 12 km iniziali decisamente buoni, di qualche secondo più veloci ma abbastanza costanti. ma la cosa più piacevole è stata non sentire troppa differenza nel ritorno verso casa. Appena invertito il passo non c'è stato un cambio deciso di ritmo. Anzi per qualche chilometro abbiamo ancora proseguito a parlare aspettando che fosse il fiato a mancarci ed a lasciarci senza parole. Mi sono stupito più di una volta vedendo gli intermedi, soprattutto in passaggi inframezzati da piccoli trappi o da incroci stradali che sono stati più veloci di altre parti più regolari. I muscoli non si sono mai lamentati e l'arrivo in progressione è stato quasi un risultato naturale di quanto fatto in tutta l'1h 37' 45" di allenamento. Un buon allenamento. Domenica, nell lunghissimo pre-maratona sui tre percorsi di Vittorio Veneto, mi peserà essere tutto solo.

Quello che non ho ancora detto è stato come risolvere il problema scarpe. Ho valutato le ipotesi possibili e alla fine ho scelto quella che mi dà maggiore sicurezza. Posto che le Saucony Triumph ISO 2 non sono più un'opzione considerabile, ho valutato le possibile alternative: Nike Pegasus 32, con le quali avevo corso già alla Maratona delle Terre Verdiane; Nike Elite 8, con le quali sto facendo tutte le ripetute di questa preparazione; Asics MetaRun, provate in qualche allenamento e poi solo nel primo lungo alla Mezza del Castello di Vittuone. Più reattiva o più ammortizzata? Più supporto o più veloce? Più struttura o minor peso? Tre scarpe completamente diverse e tre modi di correre diversi. Semplicemente ho ragionato, considerando anche il fatto di avere ancora due lunghi (uno quello di oggi) per testarle. In maratona quello che solitamente mi preoccupa maggiormente è la parte finale. I chilometri in cui la fatica fuoriesce e la corsa non è più fluida e posturalmente corretta come prima. Quella in cui la scarpa sbagliata potrebbe anche fare la differenza. Soprattutto muscolarmente. Per questo oggi ho corso con le Asics MetaRun. E Fulvio mi ha appoggiato. Preferisco avere un alleato in più a fine corsa, piuttosto che guadagnare qualche grammo e qualche secondo in più prima. Per scrupolo ho provato a pesare tutte le scarpe (tutte 44,5 eu - 10,5 us) per capirne la differenza più fisica: Asics MetaRun 330 g e drop 10 mm, Saucony Triumph ISO 2 320 g e drop 8 mm, Nike Pegasus 32 300 g e drop 10 mm, Nike Elite 8 285 g e drop 8 mm. Un risultato che non mi ha sbalordito molto se non per la netta vicinanza (assolutamente non percepita ai piedi) tra Asics MetaRun e Saucony Triumph ISO 2. Ma che mi ha anche convinto maggiormente della scelta. Le sensazioni fino ad ora non erano state ottime, ma famigliarizzandoci nelle prossime settimane potrebbero migliorare. Soprattutto tenendo conto che non mi hanno mai dato reali problemi. Che sia il tassello che mancava?