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Giro delle paludi e dei mulini di Gonars

Avevo voglia di tapasciare e scelta migliore non avrei potuto fare. Il Giro delle paludi e dei mulini di Gonars si è dimostrata una delle più belle e meglio organizzate corse non-competitive fatte nel friulano. Percorso scorrevole e ben segnalato, acqua a volontà, partecipazione oltre ogni (mia) aspettativa. E partire presto ha avuto anche i suoi vantaggi.

C'è da dire che i friulani quando si parla di corse campestri la prendono decisamente sul serio. Se non altro per i numerosi passaggi fuori-sentiero che ho dovuto affrontare, attraversando campi i coltivati a granoturco dove i piedi sprofondavano tra le zolle da poco mosse dai trattori o saltellando tra le mille buche dove la terra aveva già fatto in tempo a seccarsi. Tolto questo piccolo imprevisto, una manifestazione da incorniciare. Acqua ogni due/tre chilometri alternando classici ristori a punti-acqua in cui erano presenti bocce da quindici litri, dove poter trovare sempre refrigerio dal caldo che è aumentato nella mattinata col passare dei minuti. Proprio per questo, e per provare a trovare meno confusione possibile lungo i sentieri, la mia partenza è stata tra i primi. Fossimo stati nella bergamasca all'alba delle 8:00 avrei già trovato qualcuno di rientro dal suo giro domenicale pronto a tornare a casa. Ma qui le usanze sono ben diverse.

Tapasciata che ha anche segnato quota novantadue chilometri negli allenamenti settimanali, cosa che non succedeva da metà marzo. Un bel percorso quello intrapreso questa estate che sta andando ogni più rosea previsione. Anche se, sul finire dell'allenamento, ci hanno pensato le gambe a ricordarmi di quanto carico avessi già imbarcato questa settimana, aumentando il fastidio al tendine della gamba sinistra e al gemello della destra. Acciacchi per ora controllati e del tutto normali quando si aumentano il numero di chilometri e la qualità degli allenamenti.

La tabella di prof. Massini aveva in previsione il primo medio-lungo con passo-maratona finale (sarà questo il passo? vedremo...). Ossia, 10 Km a 4' 30" e 12 Km a 4' 00". Questo quando si parla di piano e di asfalto. In realtà le cose sono andate un po' diversamente, dovendomi adattare alla lunghezza ed al tipo dei percorsi presenti. La scelta iniziale è stata necessariamente veloce visto che il primo bivio si è presentato già al primo chilometro: due giri da dodici o sei più diciotto? Stessa lunghezza, ma condizioni totalmente differenti. Senza pensarci ho tirato dritto ed ho scelto la seconda. Ritornare a correre sullo stesso percorso ma a velocità più sostenuta nella seconda parte avrebbe avuto i suoi vantaggi conoscendo già il tracciato, ma sarebbe anche stato decisamente più monotono e pesante.

Il primo giro da 6 Km è stato velocissimo. A parte il tratto di attraversamento dei campi senza sentiero tra la terra smossa, anche molto scorrevole. Tra l'altro, senza nessuno davanti a me, sono arrivato all'unico ristoro previsto mentre ancora agli addetti lo stavano allestendo. Ho praticamente corso sempre a sensazione. Non avrebbe avuto senso seguire il crono alla lettera con il continuo cambio di terreno. Per lunghi tratti il tracciato è stato di sentieri uniformi di terra battuta e sassi, alternato poi con sterrati in single-track tra piccoli boschetti artificiali o strade sconnesse utilizzate esclusivamente per il passaggio dei trattori.

Ad inizio secondo giro, appena dopo il primo punto-acqua a cui mi sono fermato a bere, ho aumentato il ritmo. Non è facile capire la velocità a cui si corre quando il terreno varia spesso, non riuscendo nemmeno a percepire la involontaria viariazione di passo. Mi sono fidato esclusivamente delle sensazioni, cercando anche di capire quanto le forze mi avrebbero potuto permettere di resistere prima di arrivare all'ultimo ristoro del quindicesimo (ventunesimo per me) chilometro e defaticare poi fino all'arrivo. La mattinata è stata inizialmente fresca. Tanta l'ombra regalata dagli alberi appena abbandonato il paese. Poca la gente che ha optato per il percorso più lungo, soprattutto perchè il grosso dei tapascioni doveva ancora arrivare ad inizio seconda parte. E correre in solitaria non è stato male, regalandomi la possibilità di pensare, immaginare, calcolare, sognare.

Rispetto alle ultime due domeniche, due chilometri scarsi in più. E vista la condizione in cui avevo concluso entrambi gli allenamenti (su asfalto) un po' mi sono preoccupato. Invece tutto è stato molto più indolore di quanto mi aspettassi. Non ho nemmeno sofferto il cambio di ritmo, anche se in alcuni tratti ho dovuto chiaramente adattare il passo ai passaggi forzati che mi sono trovato davanti. Le sollecitazioni del terreno hanno sicuramente influito anche sul graduale aumento di dolore a tendne e muscoli, ma non me ne sono preoccupato molto, cosciente dello sforzo degli ultimi giorni. Ho approfittato di tutti i punti acqua presenti, preferendo un poco-e-sempre al molto-e-prolungato, soprattutto quando il caldo ha iniziato ad aumentare e l'ombra degli alberi si è diradata lungo il passaggio tra i confini dei campi coltivati a soia.

I passaggi sono diventati un po' più difficili quando i tre percorsi si sono uniti nell'ultima parte comune e la presenza di altri runners e camminatori si è fatta più densa tra i sentieri. Ma siamo abituadi a ben peggio lungo le tapasciate lombarde. Continui tratti in accelerazione per superare che hanno solo reso più efficiente l'allenamento. Con l'arrivo all'ultimo ristoro prima del ritorno in paese ho poi optato per defaticare fino alla fine, togliendo un chilometro ai dodici previsti a ritmo maratona, più per far riposare le gambe che per stanchezza. E mi sono stupito della tenuta d'allenamento, decisamente migliore rispetto alle precedenti uscite. Probabilmente anche merito dello spirito della competizione amatoriale, ma soprattutto dei molti gradi in meno regalati da una partenza anticipata.

Tirando le somme degli ultimi sette giorni, mi sento soddisfatto. Soprattutto di come gli allenamenti di qualità siano stati assorbiti e non abbiano influito sull'andamento del lungo domenicale. Mancano tre settimane all'appuntamento con il Salomon Running Milano ed ormai so che non avrò problemi a reggere la distanza. Allo stesso tempo mi sento pronto anche per i primi lunghi in vista maratona. E, se le gambe non mi tradiranno, ci saranno ancora tanti chilometri da raccontare.