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10K Chrono di Monza

E ritorno con i dubbi amletici che mi attanagliano. La gara di ieri sera non è andata come speravo, ma a seconda della prospettiva da cui la guardo sembra ogni volta una corsa diversa. Tra l'altro corsa interamente senza alcun riferimento cronometrico. Tutta la preoccupazione della settimana per trovare il modo di usare il gps nonostante il cinturino rotto e poi il satellite ha voluto fare le bizze lasciandomi(ci) con intermedi completamente sballati e un'analisi cronometrica della prestazione a posteriori impossibile. Per cui posso solo parlare di sensazioni, di quello che ricordo, di quello che ho fatto. E in fondo è proprio questo il bello della corsa. Correre e ricordare.

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Un occhio alla schiena

Finalmente è arrivata la settimana di scarico. Finalmente, perchè vuol dire che è ormai tempo di verifiche e che per qualche giorno posso tirare il fiato. Sabato sera ennesima prova mensile sui diecimila alla 10K di Monza, ormai appuntamento fisso di maggio. Sarebbe dovuto essere il week-end del Fornacione, ma col senno di poi direi che è andata meglio così, visto i fastidi alla schiena degli ultimi giorni. Il quadrato dei lombi ha ricominciato ad essere contratto e stasera correrò subito al riparo tra le fidate mani di William. Speriamo riesca a rimettermi a nuovo e che lo scarico settimanale sia di aiuto. 

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Il tempo tra le dita

Sapevo che oggi non sarebbe stata una gran giornata, ma pensavo solo per i postumi dell'allenamento di ieri. Guardandomi allo specchio dello spogliatoio mentre mi cambiavo ho anche storto un po' la bocca per l'abbinamento completamente sbagliato canotta bianca/blu e pantaloncini giallo-flu/grigio. Ma dopotutto sarebbe stato solo un lento sul Naviglio, per cui un occhio lo avrei potuto anche chiudere. Ma quando ho preso in mano il garmin e il cinturino mi è rimasto tra le dita ho capito che al peggio non c'è mai fine. Contrattempo non tanto per gli allenamenti di oggi e domani, che potrei benissimo correre senza gps, quanto per quello di domenica al Giro del Lago di Endine, in cui ho in programma le ripetute lunghe. E mi sa che mi toccherà inventarmi qualche stratagemma visto che prima della prossima settimana non riuscirò a cambiarlo.

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Allenamento alla Bavisela (Trieste)

La mia rivincita me la sono presa. E non tanto per un tempo finale migliore, ma per essermi riuscito a godere fino in fondo una corsa che lo scorso anno era stata una sofferenza. Probabilmente anche sapere di dovere svolgere solo un allenamento ha fatto la sua parte. Ma quando dopo un quarto d'ora di corsa mi sono reso conto di essere a picco sul mare lungo la costiera che porta a Trieste con l'acqua calma e l'odore di salsedine che risaliva la costa, la giornata ha preso tutta un'altra piega. Nei rari iniziali tratti in cui l'acqua blu si intravedeva mi sono goduto lo spettacolo. Mare calmo, nessun segno di bora, sole a tratti. Chi non sarebbe voluto stare al mio posto. Non so quanti di quelli che mi circondavano se ne siano resi conto. Di sicuro essere lì in quel momento, con la sola preoccupazione di portare a casa un po' di chilometri a buon ritmo senza dovermi preoccupare del tempo finale è stato un vantaggio. Uno stato mentale pronto a raccogliere tutto quello che la giornata ci ha regalato. Momenti e sensazioni da rispolverare quando sarà la fatica a voler prendere il sopravvento.

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Corsa senza problemi

Il colmo di oggi è non sentire nessun fastidio durante l'allenamento e soffrire invece tutto il tempo passato da seduto. Sembra che la terapia dell'altra sera unita agli antinfiammatori qualche risultato lo stia dando. I muscoli del quadrato dei lombi e del paravertebrale sono un po' più rilassati e sento male solo nei momenti prolungati da seduto in corrispondenza della seconda vertebra. Fastidio nei piegamenti e nelle postura prolungate. Ma niente durante la corsa. Cosa strana. Ma meglio così. Spero di riuscire ad arrivare in condizione ancora migliore a sabato sera per portare a casa i dieci chilometri in centro a Monza.

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10 Miglia del Castello (Endine) - 8x1000

Sapevo non sarebbe stata una domenica semplice. Ma è stata una bella domenica. Una nuova gara magari da ripetersi, un buon allenamento. E una buona mangiata, che non guasta mai. Non so se essere più felice di aver fatto allenamento ed aver sofferto un po' di più ma aver portato a casa una buona sessione di ripetute o se essere rammaricato per non aver potuto dare il cento-per-cento in gara. Non è sempre così semplice decidere di giocarsi una gara per un allenamento. Soprattutto quando sei in strada e ti vedi superare durante i minuti del recupero. E sai di stare bene. Ma di sicuro è stato un aiuto nella fase di allungo. Psicologicamente ti senti quasi un intruso e vorresti unirti alla carovana. E quando il peggio sembra passato, arrivano a sorpresa gli strappi lungo il percorso.

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Ripetute 19x100 salita + 12x200 40" rec. 2'

Non credevo sarebbe stata così dura. Aspettavo le ripetute brevi salita-pista dalla scorsa settimana e già prima di metà allenamento le ho maledette. Non che non le abbia fatte secondo i ritmi previsti, anzi. Tutto è proceduto per il meglio. Ma la freschezza (se così si può chiamare) di sette giorni fa non l'ho sentita. Ormai le distanze erano rodate per cui non ho dovuto verificare tempi e recuperi ma mi sono subito buttato a capofitto nell'allenamento. E i quadricipiti si sono subito arrabbiati. In effetti nelle ultime settimane sto lavorando parecchio (bi-settimanalmente) sul potenziamento. Per questo sono estremamente curioso di vedere quali sono i frutti che potranno portare. A breve ed a lungo termine.

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Monfalcone al galoppo

Un giorno di riposo e le gambe sono tornate quasi come nuove. Bisogna imparare a riposare. Non mi stancherò mai di dirlo. Riposare non è perdere un allenamento, come restare fermi per un infortunio o un risentimento non è buttare via tempo. Riposare, far recupaerare muscoli, tendini, ginocchia, testa è l'unico modo per evitare gli infortuni e ripartire più forte. L'ho imparato sulla mia pelle. E infatti non mi preoccupo più quando sento di essere un po' troppo lento o pesante. Riposo. Una sana dormita e le gambe diventano come nuove. E correre ritorna ad essere bello, senza quell'inutile fatica per trascinarsi un peso, che sia nelle gambe o sullo stomaco.

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Ripetute 8x400 1' 24" rec. 1' 30"

Alla fine non è andata malissimo. I presupposti per una giornata-no c'erano tutti ancora prima di iniziare. Vento a raffiche e mal di schiena. Cielo azzurro e nuvole veloci, alberi piegati ad arco. Il peggio che ci possa essere durante una corsa. Per di più con un sole caldo e giallo. Ma la cosa che mi più mi ha preoccupato (e mi preoccupa ancora) è stata la schiena. Le sadiche mani di William ieri sera si sono fatte sentire, ma non hanno fatto il miracolo. Quadrato dei lombi, paravertebrale, psoas, sono i muscoli che sembrano interessati nella zona contratta. Non ho un dolore ma proprio una sensazione di compressione, di tensione, di contrazione appunto. Ma il tutto non mi ha impedito di correre.

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Allenamento con le anatre

Partire a correre con l'odore di barbeque in pausa pranzo inoltrata non è stata la cosa più semplice. Fortunatamente non ho capito da dove arrivasse il profumo di carne alla brace e una volta arrivato sul Naviglio ho preso la direzione opposta a quella del vento. E' stata una dura lotta, ma ho vinto. E l'adrenalina messa in circolo dai sensi attivati improvvisamente mi ha fatto subito prendere un buon passo. Le ripetute di mercoledì sono quasi completamente riassorbite. E vista la pausa di domani, credo che domenica mattina le gambe saranno pronte per una nuova dose di chilometri veloci. Stessa strategia della scorsa settimana, ma questa volta sul lago invece che al mare.

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Incontri sub-vicinati del terzo tipo

Quando per puro caso per un istante ho incrociato il suo sguardo non ci ho creduto subito. Credevo di averne viste tante durante le corse lungo il Naviglio, ma quella di oggi mi ha fatto scoppiare in una fragorosa risata sulla strada del ritorno. Non ho saputo resistere. Ed ho quasi inciampato lungo il tratto che da Villa Pompea arriva a Cassina dè Pecchi. Due o tre biciclette che si inseguono e per ultimo un piccolo signore oltre la sessantina. Maglietta e giubbettino, pantaloncini da ciclista, capelli brizzolati. E una maschera da sub al posto degli occhiali. Capisco che il polline dei pioppi possa dare fastidio, soprattutto se uno ne è allergico, ma girare in bici con una maschera di silicone appiccicata alla faccia mi è sembrato un po' fuori luogo. Forse si sarà preoccupato del livello del Naviglio che è stato riempito a pieno regime. 

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In coda sul Naviglio

E' ormai assodato che uno degli sport preferiti dalla maggior parte dei sedentari-martesani sia uscire tutti insieme nei giorni di festa e inondare la pista cliclabile del Naviglio con la più disparata forma di bici-ciclo-turistiche. Ieri sembrava di assistere ad un esodo di massa nel momento in cui le riserve petrolifere mondiali fossero finite. Una coda unica che partiva dalle vicinanze di Milano e si estendeva fin quasi a Lecco dove l'Adda che noi conosciamo prende vita e forma. Sapevo che avrei incontrato quella carovana nel momento in cui ho aperto le finestre ed ho visto il cielo azzurro, il sole e una quasi calda primavera. Bello che tanta gente venga ispirata dalle limpide giornate primaverili per uscire all'aria aperta, ma più bello sarebbe se la scelta non cadesse in soli tre giorni all'anno, pasquetta, venticinque aprile e primo maggio. E solo quando c'è il sole.

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