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San Francisco - Golden Gate

Prima ed anche ultima uscita a San Francisco. Non pensavo che viaggio e jet-lag avrebbero influito tanto sulla situazione fisica di questi primi giorni. Inesperienza. E allo stesso tempo ammirazione per tutti quelli che (come Paolo) si sparano viaggi simili durante la preparazione di maratone o altre distanze, ma non cercano scuse per nessun motivo. Vanno poi anche sommati tutti i chilometri fatti lungo gli incredibili sali-scendi della città in questi due giorni. Peccato non poterli provare anche di corsa. Ma stamattina ho dovuto fare una scelta ed è caduta sul Golden Gate.

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Da Padova a Monfalcone

Influenza, riposo, ripresa. Di solito quando non mi sento bene, prendo, esco e torno guarito o malato. Ma non questa volta. Prima ancora che potessi provare ad uscire per vedere come stavo, mi sono ritrovato moribondo. Per cui pausa forzata, che a quanto pare almeno è servita a farmi riprendere. E dopo una settimana eccomi di nuovo in strada. Un bel salto, di qualche centinaio di chilometri, da Padova fino a Monfalcone, passando però prima per il ritiro milanese. E come ho lasciato ho anche ripreso. Corsa blanda, a sensazione, giusto per ritornare a prendere il ritmo ed a muovere le gambe. La cosa strana è che pur stando a riposo, i polpacci hanno comunque dato fastidio in questi giorni. Soprattutto il destro. E non è mancato qualche crampo. Ma è in arrivo un periodo di ricostruzione. Poi ci sarà da divertirsi.

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Dall'altra parte

Stesso posto, stesso fiume, ma dalla parte opposta. E visto che sono riuscito a partire un'ora prima rispetto a ieri, anche un po' di luce. Fortunatamente, perchè il lungargine del Bacchiglione in direzione ovest è completamente senza illuminazione. Ma soprattutto senza pista ciclabile. Solo una stretta striscia di asfalto alta sopra il letto del fiume (per questo si chiama alzaia!) dove le macchine sfrecciano fin troppo veloci da una parte e dall'altra. Poche. Ma col buio sarebbe stato un problema. E col buio non mi sarei potuto godere lo spettacolo della pianura padovana. Campi ordinati e coltivati in mille modi, casette di campagna da sogno, alberi popolati da centinaia di uccelli che mi hanno visto passare prima in una direzione e poi nell'altra. Correre per allenarsi, ma correre anche per conoscere, scoprire posti che altrimenti resterebbero nel mondo del nulla.

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Verona Cangrande Half Marathon

Una debacle. A volte capita. Bisogna solo capire il perchè. Non nascondo che all'arrivo, e anche già un po' prima, la delusione c'è stata. Come la stanchezza, salita piano piano, di chilometro in chilometro. Impercettibilmente. Come la strada. Ci sono stati tanti piccoli segnali da sommare insieme, a posteriori. Eppure ancora non mi capacito del come e del perchè sia andata così. Una gara che mi è piaciuta, con le caratteristiche che più preferisco. Lineare. Una bella giornata di sole neanche troppo caldo. Una buona partecipazione, una buona organizzazione. Eppure qualcosa è andato storto. Ma per ora l'unica cosa di cui mi sono preoccupato è stata prendermi subito una rivincita. Tra sette giorni.

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Ventosa

Che il nemico numero uno della corsa sia il vento l'ho già detto molte volte. E non c'è dubbio. Non ci si può fare nulla. Al massimo solo sfruttarlo. Ad esempio pensare di correre le ripetute controvento, come potenziamento. Oppure assecondarlo, come ho fatto io questa pomeriggio. Lasciarsi spingere quando è amico, rallentare quando è contrario. Sempre che poi le gambe accettino di farlo. Poi in realtà il fastidio è stato marginale. Avevo solo voglia di correre ed ho corso. Mi sono ritagliato l'oretta che mi serviva in questi ultimi giorni pieni di impegni e l'ho sfruttata. Al contrario di quel che sembrava la temperatura è stata più che buona, forse anche troppo calda. Sono gli ultimi rimasugli di caldo. Spero per chi dovrà correre questo week-end che però il vento cessi, altrimenti sarà dura. Io, di mio, son già pronto a volare.

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Un po' di sana polemica

Quando il corpo è costretto a riposare non resta che dedicare tempo alla mente. E se non si può correre e nemmeno provare nessun'altra attività, l'unico sfogo sportivo rimane quello da spettatore. E se non puoi uscire di casa, da spettatore divanizzato. Ma non tutto il male vien per nuocere. Più che altro spero che il riposo forzato di questi giorni per l'influenza aiuti gambe e testa a riprendersi vista l'imminente trasferta statunitense con gara annessa. Nel frattempo l'altra sera mi sono goduto la telecronaca in-diretta di Rai Sport sulla Maratona d'Italia dove sapevo esserci vari amici, alcuni vincenti, alcuni a ridosso. Ma non mi sarei mai aspettato di sentire certi commenti.

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Tutto il mondo è paese

Un fiume. Un'alzaia. Una ciclabile. Un paio di scarpe. Poi basta correre. Mi è quasi sembrato di essere a casa nonostante i chilometri di distanza fossero duecentocinquanta. Alla fine è sufficiente la voglia di uscire. Dove non è importante. E' stata la prima volta in quel di Padova (o meglio, la seconda dopo la mezza di questa primavera, nda) ma è stata facile. Soprattutto perchè appena partito sono stato affiancato da un runner appena incrociato che, nonostante il fiatone, mi ha indicato la strada da seguire, prima di rallentare e staccarsi. Indicazioni importanti, per evitare incroci pericolosi, non perdere il passo e seguire la strada che ha continuato a cambiare sembianze e direzione.

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Road to Verona Half Marathon

Sono ritornato alle sane abitudini di una volta, corsa defaticante alla vigilia. Trovo che sia terapeutica, sempre che la si riesca a fare tra spostamenti pre-gara e giri al villaggio per il ritiro del pettorale. Non tanti chilometri, certo non più di cinque o sei (diciamo mezz'oretta di corsa), ritmo blando, da scarico, da uscita senza pensieri. Per ricordare alle gambe che è domani il giorno giusto. Ne ho sempre sentito i benefici, forse grazie allo scarico di tossine che non hanno poi tempo di accumularsi prima della partenza. Per cui se oggi siete ancora in tempo una piccola sgambata fatela. Ma il cronometro lasciatelo a casa.

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Lavori in corso

Ho corso lungo l'alzaia del Naviglio, ancora una volta prosciugato per i lavori di miglioramento che lo devono vedere pronto per il 2015. Per l'Expo. A Milano. Quasi volesse indicarmi qualcosa. Argini bardati, escavatrici lungo il letto arido e terroso, rive di contenimento appena cementate. L'ultima volta era stato questa fine inverno, mentre ritornavo a correre dopo l'infortunio. Lavori per migliorare l'estetica, la sicurezza, la tenuta, la qualità. Come quello a cui andrò incontro io. I miei nuovi quarantadue chilometri. Il 2015. L'Expo, Milano? Non ho ancora deciso, ma forse il Naviglio mi ha voluto dare un suggerimento. Lavori in corso. I risultati si vedranno solo più avanti.

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Altro che rivincita

Doveva essere il week-end del riscatto, della corsa senza scuse. Anche l'ultima di gara, sotto un certo aspetto (non vi anticipo niente). E una nuova corsa con un Amico col quale non uscivo a correre da tempo. Dopo la debacle di Verona avevo subito cercato l'occasione per rifarmi, per riprovarci, per ritrovare la motivazione. E invece è stato un buco nell'acqua. Non dal punto di vista sportivo, quanto da quello salutare. Un'influenza traditrice che mi ha fatto rinchiudere in casa per tre giorni. Un'influenza a staffetta, visto che il testimone me lo ha passato Chiara dopo che per la prima parte di settimana era stata lei a subirne le conseguenze. E pensare che un anno fa correvo proprio ieri la mia ultima maratona.

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Calma e pazienza, le virtù dei forti

Niente di più vero quando si parla di corsa. Ancor di più se di maratona. E' la calma che deve prevalere soprattutto quando l'ansia da prestazione sale. Non vuol dire arrendersi, solo non volere tutto subito. Se il lavoro c'è stato, i risultati arriveranno. Se il lavoro non è stato sufficiente, bisogna completarlo. Dopo ventiquattro ore tra pensieri, confronti, pareri, e-mail, scambi di opinioni è a questo che sono giunto. Ho lavorato bene, con costanza ma con anche qualche acciacco qua e là. Sapevo che qualcosa mancava e quel qualcosa è stato il buco nell'acqua di Verona. Sommato a tante altre piccole distrazioni il risultato poi non mente. Per cui c'è solo bisogno di continuare, ma nella giusta direzione. Domenica vedremo come andrà alla Mezza delle Groane, anche se non ci sarà un miracolo. Ma tra un mese sarà già volta per la SB Half Marathon a Santa Barbara, USA.

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Corto di sera

Stranamente oggi non ho molto da dire. Mi sento anche stanco. Sensazioni contrarie al solito alla vigilia di una corsa. E chissà mai che possano portare bene, visti gli ultmi risultati. Solo 6 Km di scarico questa sera, per arrivare invece carico alla partenza di domenica mattina. Ma gambe comunque stanche. Saranno state forse le ripetute veloci di ieri. Settimana scorsa non era affatto così. Ma probabilmente anche gli ultimi giorni sono stati forse più stancanti del solito. Ma malgrado tutto non vedo l'ora di essere alla griglia di partenza. Un po' troppi forse rispetto a quanto sono abituato ultimamente. Ma dieci, cento o mille non fa differenza. Ventuno chilometri restano sempre ventuno chilometri.

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